Prima le faceva vedere dei filmati pedopornografici sull’Ipad, dicendole che era: «quello che fanno i bambini con i propri genitori». Poi la costringeva a subire violenze sessuali a soli sei anni.
A confessare gli abusi è stata la stessa bambina, figlia della compagna dell’imputato, che peraltro all’epoca dei fatti era incinta del primo figlio della nuova coppia. Proprio per questo la vicenda era emersa in tutta la sua drammaticità.
Questa l’orribile accusa nei confronti di un uomo del Veneziano, per il quale il pm Giorgio Gava ha chiesto martedì pomeriggio una condanna esemplare: 14 anni.
La donna infatti a causa della gravidanza aveva dovuto stare in ospedale per un certo periodo, durante il quale i figli erano rimasti con il compagno e la nonna. Quest’ultima un giorno si era accorta di alcune macchie sul divano e ne aveva chiesto conto all’uomo, che aveva subito accusato i bambini.
Dimessa dall’ospedale la donna avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni ai figli, finché la piccola ha ceduto confessando: «Io so che cosa è successo, ma non posso dirlo perché è un segreto tra me e lui – le aveva detto, riferendosi al compagno – mi ha detto di non dirti niente, altrimenti si arrabbia».
La bimba avrebbe inoltre portato la mamma nel posto in cui l’uomo nascondeva l’Ipad, che aperto, confermò la veridicità del suo racconto. Nella cronologia del dispositivo c’erano infatti una montagna di video pedopornografici, che venivano presentati sul «dark web» proprio con quell’orribile scena di mettere in pratica con i propri figli gli abusi.
Inoltre, come se non bastasse, tra le foto è stata trovata anche un’immagine della bambina con le parti intime denudate.
Subito è scattata la denuncia ed è stata avviata l’inchiesta per pornografia minorile e violenza sessuale aggravata sia dalla giovanissima età della bimba, che dal rapporto parentale.
Pare che gli abuisi, come raccontato anche dalla bimba, sentita in modalità «protetta», ovvero con la mediazione di uno psicologo, durassero da mesi. Anche l’altro figlio, poi, aveva raccontato alla mamma un particolare che confermava la versione.
La bambina si è costituita parte civile con l’avvocato Sabrina Bacchin, la quale ha chiesto un risarcimento danni di 40 mila euro, mentre il difensore d’ufficio dell’uomo avrebbe chiesto l’assoluzione cercando di puntare su alcune contraddizioni che logico ci siano in bambini di tenera età.
La sentenza sarà pronunciata il prossimo 26 ottobre.
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